BRACCIO DI FERRO
Monna De'lizia: adesso si passa alle denunce da parte della proprietà
Si inasprisce il rapporto tra gruppo proprietario e lavoratori in sciopero dopo che l'azienda perde anche un grande cliente francese.
I Carabinieri davanti ai cancelli del pastificio
FASANO – Si complica la vicenda dello sciopero che sta interessando il pastificio “Monna De'lizia” sito sulla strada che collega Fasano a Pezze di Greco. Il braccio di ferro tra dipendenti e proprietà si è così incancrenito che addirittura scattano le denunce. Ma andiamo per ordine. Sono ormai 24 i giorni consecutivi di sciopero attuati dalla maggior parte dei dipendenti dell'azienda appartenente al Gruppo Cavallo di Ceglie Messapica. Sostenuti dai sindacalisti della Flai-Cgil i lavoratori sostano giorno e notte davanti ai cancelli del pastificio. Chiedono che ci sia un atto di buona volontà da parte della proprietà e che possano avere almeno parte degli emolumenti arretrati. Molti dei lavoratori hanno serie difficoltà a portare avanti la famiglia ed è anche scattata una sorta di solidarietà in città. Il priore don Sandro Ramirez ha donato mille euro proprio per aiutare i casi più difficili mentre ieri mattina alcune volontarie Vincenziane hanno portato ai lavoratori in sciopero dei viveri.
Ma, come detto, proprio ieri (venerdì 20 aprile) pare ci siano stati risvolti di una certa gravità soprattutto per quanto concerne il rapporto proprietà-lavoratori. Infatti a far visita all'azienda fasanese si sono recati alcuni clienti francesi pronti a commissionare qualcosa come due milioni di euro di merce annua proprio al pastificio “Monna De'lizia”. Mentre erano intenti a visitare l'azienda, secondo quanto riferisce Rocco Cavallo, uno dei proprietari, dal gruppo di scioperanti si sarebbero alzati dei cori di minaccia che avrebbero spaventato gli acquirenti stranieri che avrebbero bloccato la commessa. A questo punto la proprietà non solo ha allertato i Carabinieri che si sono recati sul posto ma ha sporto formale denuncia verso gli scioperanti. Cosa accadrà ora è davvero difficile ipotizzarlo. Per martedì prossimo (24 aprile) era previsto un incontro a Brindisi, negli uffici di Confindustria, con quest'ultimo ente nelle veci di mediatore tra le parti in contrasto.
Ma dopo i fatti di ieri bisognerà vedere se ci sarà la volontà, da parte di entrambe le parti, di sedersi attorno ad un tavolo e discutere civilmente. I lavoratori chiedono, a giusta ragione, gli stipendi arretrati per poter sostenere le loro famiglie. La proprietà ribatte di non avere colpe in questa situazione in quanto la crisi e alcuni mancati pagamenti non permettono di poter risolvere l'intera questione economica con i dipendenti. In azienda sono una decina i lavoratori attivi ma che, naturalmente, non bastano a mettere in moto l'intera macchina produttiva. I giorni passano e la situazione peggiora per entrambe le parti in lotta. Senza che le istituzioni muovano un dito per cercare una soluzione a breve scadenza.
di Alfonso Spagnulo
21/04/2012 alle 01:03:01
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